Eugenio Prati – Diario della baronessa Giulia Turco Lazzari

Eugenio_Prati_Dama_che_fuma_1877_olio_su_tavola_40,5_x_27_cm_Collezione_privata_Trento

La baronessa Giulia Turco (1848-1912), sposata con il musicista Raffaello Lazzari nell’ottobre 1877 e sua madre la contessa Virginia Alberti Poja, sono unite da antica amicizia con Eugenio Prati, loro ospite fin dagli anni settanta nella villa estiva di Sopramonte, vivace luogo di incontro di artisti, letterati, musicisti e uomini di scienza.

Nell’ambiente aristocratico e culturale trentino, il salotto della baronessa è noto per l’apertura alle istanze liberali e al sentimento di italianità.

Oltre alle conversazioni di arte, musica e letteratura, si parla di scienza e di botanica, di politica e di irredentismo. Si discute delle opere di Verdi e di Wagner, di cui la Turco, valente scrittrice e musicista, è autrice di un saggio critico, del fermento artistico internazionale, del secessionismo di Monaco di Baviera e delle Biennali veneziane il cui merito organizzativo a livello internazionale è dovuto a Bartolomeo Bezzi.

Le cronache e le fonti riportano la presenza del concertista Frontali solista al Liceo Marcello di Venezia, del cantante lirico Enrico Caruso, del compositore Giacomo Puccini (1858-1924) di passaggio a Trento prima di recarsi alle terme di Roncegno, di Ugo Ojetti, Riccardo Selvatico sindaco di Venezia e promotore dell’Esposizione Internazionale di Belle Arti di Venezia, Angelo De Gubernatis e del micologo Don Giacomo Bresadola di cui la Turco divenne in seguito preziosa collaboratrice.

Tra i pittori, oltre all’amico Eugenio Prati ricordiamo, Bartolomeo Bezzi (1851-1923), Lorenzo Delleani, Filippo Carcano (1840-1914), Francesco Paolo Michetti (1851-1929), Alessandro Zezzos (1848-1914), Ettore Tito (1867-1941), Angelo Dall’Oca Bianca (1858-1942) e Umberto Moggioli.

Carlo Piovan, nel “Trentino” n. 12 del 1932 descrive che Eugenio Prati e Bartolomeo Bezzi assistono alla scoperta di un nuovo talento trentino, Umberto Moggioli che, all’età di sedici anni, si reca a casa della baronessa Giulia per sottoporre ai suoi ospiti un quadretto di paesaggio. “La signora e i due pittori, incuriositi e allettati dall’insolito caso, si fan venire dinnanzi il ragazzo. E’ il battesimo dell’arte sua. Ecco il quadro: Bezzi guarda, Prati guarda. Poi Eugenio Prati sorride: “Scometo che te l’ài piturà dopo che l’aveva piovù”. “L’è vera” esclama il piccolo Moggioli. E il cuore gli ride d’allegrezza. Dunque il quadro è vero! E corre a casa. E ora sfoga la sua gioia con la madre, con tutti, perché Eugenio Prati ha indovinato. Colpiti dalla sensibilità pittorica di Moggioli, lo presentano al mecenate Antonio Tambosi che gli paga una piccola pensione per frequentare l’Accademia di Belle Arti di Venezia”.

1867 – 5 novembre (Trento): Il distacco da questo caro luogo [Sopramonte] mi riesce sempre grave, mi conforterò collo studio di Humbolut (?).

1870 – 26 marzo (Firenze): nello studio di Eugenio Prati erano parecchie tavole antiche e un pianoforte scordato. Un insieme strano e geniale. Andammo all’Accademia a vedere alcuni quadretti di Prati.

1871 – 29 novembre (Trento): In camera da pranzo il giovane pittore stava schizzando un soggettino amoroso.

1873 – 12 luglio [riporta le parole dettegli da Luigi Luzzatti]: Abbia la forza di volere quello che desidera; la giovinezza fugge (le parlo come una sorella). Abbia coraggio! Una donna, come lei non può aver messo il suo affetto che in alto, nell’uomo degno del suo cuore.
– 7 novembre (Sopramonte): Prati, che è giunto in giornata, ha cominciato un suo ritratto a pastello.
– 11 novembre: Prati è ancora fra noi. Egli con il suo entusiasmo mi sprona allo studio.
– 15 novembre: Prati è arrivato quassù graditamente, ma inaspettatamente, per farci sapere misurare quanto dolce sarebbe la vita dell’arte! Ho posato per il suo ritratto…brutto volto, senza luce; ed ascoltavo gli aneddoti fantastici del pittore. Felice lui, com’è allegro!
– 16 novembre: il giovane pittore è qui ancora e, disegnando il mio ritratto, mi narrava mille storie d’artisti; ha cantato e declamato ogni sorta di cose, mi ha chiamata a nome ed ha, per semplice amicizia, detto tante espressioni gentili. Mentre il pittore lavora con lenta cura, io mi servo della voluta immobilità per studiare a memoria il Leopardi.

1874 – 30 marzo: partimmo da Firenze con dei fiori offerti dal buon Pazzi. Non era più trasfigurato dalla passione, ma calmo e rassegnato. Doloroso destino dell’uomo!
– (Roma): questa vita da intellettuale mi dà una specie d’ebbrezza. Sento d’essere nata moralmente qui e di aver dovuto emigrare, per forza del fato, in un paese, dove il mio scarso ingegno s’isterilisce e il mio cuore soffoca.
– (Roma, dopo una visita la Colosseo): dove ci sono fiori, si può trovare più sana poesia di quella che ci dà la Città eterna per quanto puri e profondi ne siano certi allettamenti. “Fiori ed aquile su l’Alpe – Fuor da le nubi risplendenti d’oro – l’aquila ruota, remeggiando lenta – sopra il terrestre vortice sonoro.” (Giov. Pascoli. Le due aquile)
– 1 aprile (Roma): La giornata si finì al Caffè con alcuni trentini, fra cui il pittore Prati, che è sempre in giro con noi e il poeta (Govanni) Prati. Quando Pratino junior (il pittore) gli raccontò che io studiavo Leopardi, si drizzò con fare altero e rispose: Le Signorine di Roma studiano tutte il signor Prati! (NB. In quel giorno Giulia Turco compiva i 26 anni).
– 6 aprile. Più tardi feci un giro artistico col Prati, per vedere parecchie cose che ancora non conoscevo.
– 27 agosto (Sopramonte): Venne Prati, che trova la chitarra colle corde spezzate; le accomoda e suona. Si cantano cori, si fanno ritratti ed alla sera si fanno quadri plastici e si recitano commediole a soggetto.
– 16 settembre: Tutti partono, meno Prati.
– 19 settembre: Il dolce, ingenuo, affabile pittore è sempre qui con noi e parla tutto il giorno dell’arte. Suona la chitarra. La mamma gli ha fatto un berretto rosso e stasera egli le portò dalla passeggiata un mazzolino di fiori.

1875 – 16 febbraio (Trento): Eugenio è venuto a trovarci e la sua giocondità giovanile ci rallegra.
– 26 febbraio: la necessità del lavoro è un grande beneficio. Se tornassi a nascere, vorrei essere povera, per avere la compiacenza di guadagnarmi il pane.

1876 – 31 gennaio (Trento): Stamane partì il buon Eugenio, dopo tre settimane che si trovava con noi. Me ne dispiace. Era una risorsa anche per mamma. Le giornate passavano, tra i diletti della musica e della pittura.

1877 – 15 aprile (Firenze): Partimmo dopo le 2 del pomeriggio, salutate alla stazione dai soliti amici: Pazzi (Enrico Pazzi scultore), Prati e Manfroni.

1878 – 8 luglio (Firenze): Piacevole gita a Caldonazzo ed al mulino del caro amico Prati.

1879 – 25 marzo: a Milano visitati collo scultore Malfatti diversi studi d’artisti, Brambilla (pittore), Borzaghi, Gignous, Rinaldi (pittore) e di Bezzi nostro giovane compatriota e buon paesista.
– 16 ottobre: andati a vedere alcuni quadri di Bezzi a Trento.

1880: nell’estate Giulia cominciò gli studi di micologia e scrive: “chi mi ha rifilato il desiderio di questo studio fu un caro e pio cappuccino Padre Placido da Cembra che mediante un campione favorito da Don Bresadola. Dotto ne micologia mi apprezza la
maniera di ritrarre i funghi all’acquerello. (Nota: la Lazzari divenne una distinta micologa tanto che dei suoi acquerelli vennero molte tavole (27) assunte nella Grande Iconografia di don Bresadola perché trovate ancora migliori delle relative tavole di don Bresadola stesso. Alla sua morte ne ho regalate in numero di 1300 al Museo di Storia Naturale.)
– 2 ottobre: arrivato il prof Frontali insegnante di violino al liceo Marcello di Venezia.

1881 – 17 maggio (Milano): tornammo all’Esposizione artistica di cui Bezzi e Malfatti ci fecero ammirare i pregi.
– 24 maggio: al Museo Poldi Pezzoli. Ma perché Bezzi un pittore giovane passa così indifferente dinanzi al Luini ed al Botticelli?
– agosto (Sopramonte): La nostra casetta fu rallegrata dalle arti. Furono qui Frontali, Bezzi e Prati.

1882 – 5 luglio: da Rabbi feci una visita a don Bresadola a Magras nella sua linda e graziosa casetta di naturalista passando un’ora piacevole nell’osservare i suoi interessanti e ottimi disegni micologici.
– 8 ottobre: è giunto Bezzi che farà un quadro.

1883 – 30 gennaio (Trento): si decide di andare a Roma all’Esposizione artisti internazionali e di trovarsi col Bezzi.
– Agosto (Sopramonte): venne l’ottimo don Bresadola a fare le sue escursioni micologistiche.
– 10 novembre: abbiamo le care visite di Frontali e Bezzi.
– 26 dicembre (Trento): per aggradire l’invito di Bezzi ci portammo a Verona. Egli ci attendeva alla stazione e ci condusse subito a vedere i suoi bei quadri. Poi andammo all’Esposizione. Errammo poi con Bezzi lungo le vie animate e le più belle piazze della città.

1884 – 10 maggio (Bologna): fu caro presentato Cesare Dall’Olio molto timido malgrado il suo valore artistico.
– 8 maggio (Torino): ammirate le tele di Favretto, Dall’Oca, Giudici, Santoro, Mariani, Calderini, Gignous, Carcano e Bezzi, il più sobrio e casto ammiratore della natura, con colori di squisita finezza, con soggetti poetici e delicati apprezzabili tanto nello studio, ma che si perdono nella fanfara di certi colori gialli, rossi e blu. Prati espone una bella uva e quadri di genere di grande merito.
– 6 novembre (Sopramonte): bella gita al lago santo colla moglie del Bezzi che si trova per qualche tempo a Sopramonte con degli amici.
– 20 novembre: i coniugi Bezzi ci hanno lasciati con dei dolci ricordi e un bel quadro di Crisantemi (all’olio).

1885 – 21 maggio (Trento): Raffaello (Lazzari) è partito per Verona con Prati.
– 7 agosto (Sopramonte): gita micologica con don Bresadola (e Marco Anzoletti ospite pure lui dei Lazzari). Raccolte varie specie di funghi mentre Anzoletti faceva un trofeo attorno a un ritratto di Wagner, e tutti vi portarono dei fiori.

1886 – 5 ottobre (Sopramonte): andati a Trento a vedere due belle tele di Bezzi.

1887 – 21 maggio (Venezia): All’Esposizione, …anche Bezzi (è entusiasta di Segantini) diverrà una nostra gloria. Il buon amico Prati espone in questa mostra delle
graziosissime tele.

1888 – 14 aprile (Trento): Raffaello Lazzari diede in teatro tre pezzi e una overture, uno scherzo e una barcarola per tenore e coro. Molti applausi.

1889 – 21 agosto (Trento): il buon Lino (Bezzi) fece una fotografia della mamma (baronessa Turco) molto ammalata ma purtroppo non riuscita. (La baronessa Virginia Turco morì il 15 ottobre di quell’anno).
– Dicembre (Sopramonte):…

1890: una lettera del Bezzi ci risolse di andare a Venezia.
– 10 aprile (Venezia): giornata dedicata agli studi degli artisti. Prima di tutto ammirammo sulla Riva i quadri di Bezzi. Poi a palazzo Brusa a vedere lo studio che Bezzi vi tiene insieme all’amico De Stefani. Poi da Fragiacomo il modesto artista, dall’acquerellista bolognese Brugnoli, maestro delle romantiche misses. Da Zessos simpatico e originale pittore dal nome greco che aveva due mirabili acquerelli di un “Ratto in gondola”. Poi attendemmo il maestro Bassani. Ci trovammo a colazione con lo scultore Nono.
– Ottobre (Sopramonte): al 1° ottobre arrivò Lino Bezzi abbattuto e sofferente. Ma l’allegria dei nostri ragazzi che alla prima lo inquietava, ora gli fa bene.
– 30 ottobre: tutti sono partiti ed è rimasto solo Lino che ci ha strappato la promessa che entro l’inverno lo avremmo raggiunto a Venezia. Ascoltiamo sempre con Aldo trii vari di […]1 di Weber (antico per gusto ma un genio).

1891 – 16 gennaio (Venezia): passammo la giornata a girare con Lino.
– 19 gennaio (Venezia): siamo entrati nel quartierino (dependance dell’Hotel d’Inghilterra) che al buon Lino deve molto, soprattutto i bei quadri di cui è adorno. La sera con Lino al Florian fra gli artisti. Andammo allo studio di Lino ad ammirare il suo bel quadro di notte lagunare. La sera con lui al Florian sezione artisti donde quasi ogni sera ci rechiamo in casa Alberti (i genitori della contessa Adelia Alberti ancora vivente novantenne che abita a Marano d’Isera che allora suonava molto bene il piano – e dove si faceva musica). A mezzanotte, talvolta al tocco perfino alle due Lino ad onta del freddo intenso ci accompagna a casa.
Allo studio Bezzi – De Stefani e poi da Urbano Nono.
Ciardi ci accolse con grande amabilità. È un artista giocondo come sono luminosi i suoi quadri di Venezia e di Trento. I giovani pittori non ammirano molto quelle belle tele così inimitabilmente soleggiate e festose.
Con Alberti, Brugnoli e Castelnuovo la sera a casa Alberti.
-17 febbraio: il buon Lino si innamorò di uno squero che gli parve molto pittorico nei suoi colori cupi.
– 24 febbraio: oggi nello studio Bezzi – De Stefani posai per uno studio che Zezzos alla mia poco meritevole persona e che mi regalò un lavoro ammirevole.
– 4 marzo: oggi Lino mi ritornò i fascicoli manoscritti che con desiderio porsi alla Trepidanza(?) che avevo pregato di sottoporre al giudizio di Fradeletto. Pare che i miei “paesaggi” gli abbiano piaciuto. (così cominciò a scrivere la Lazzari – come scrittrice: Jacopo Turco).
– 5 marzo: in casa Alberti c’erano tutti gli artisti che frequentano la casa per la serata d’addio. De Stefani artista modesto e tenero padre di famiglia. Zezzos la forte e geniale tempra, pieno di paradossi e di cuore, incompreso dai più, amatissimo dai pochi che lo comprendono. Bezzi e Bassani (ingenuo l’uno e giovanile ad onta della virilità un po’ tempestosa del suo carattere, e pedante e accorto, anzi acuto l’altro a cui il fisico infelice…) antagonisti in un campo misterioso e difficile. Il prof Castelnuovo al quale chiesi un giudizio sui miei poveri lavori.
– Ottobre (Sopramonte): ebbimo la cara visita di Bezzi, Marsili e Nono, due artisti molto diversi l’uno dall’altro venuti a Trento per il bozzetto del Monumento a Dante. Più tardi giunse Luisa Anzoletti un po’ caustica nel suo bell’intelletto, dominato dalla ragione.

1892 – maggio: Castelnuovo mi scrisse in senso lusinghiero dicendomi che i “Paesaggi” erano bellissimi.

1893 – 14 aprile (Ravenna): andammo in traccia del caro Enrico Pazzi che trovammo nel Museo bizantino che ci mostrò tutte le sue meraviglie con vero trasporto di collezionista.
– 20 luglio (Sopramonte): nella “Tavola rotonda” vedo pubblicato la mia “Notte di maggio” e mi misi subito al lavoro con lena febbrile.

1895 – 20 aprile (Venezia): Fummo accolti alla stazione dai nostri buoni amici Bezzi e Prati. Bezzi occupatissimo ci lasciò presto e Prati ci accompagnò al nostro alloggio.
– 21 aprile: Venne Prati a prenderci e incontrammo Isabella, la cara sposa di Bezzi. La sera pranzammo con Delleani, Carcano e Michetti. Al Florian battaglia fra Selvatico e altri artisti sul solito argomento dell’Esposizione. In casa Bezzi, simpatico appartamento d’artista. Ammirati i quadri di Lino. Ritornati dai Giardini con Carcano, Zezzos, Bezzi, Prati e Tito. Ella è venuta come corrispondente della “Tavola rotonda”. (Continua la vita a Venezia tutta occupata dall’arte, musica e pittura).
– 28 aprile: al vernissage con Bezzi. I quadri di Bezzi sono molto piaciuti. Ricevimento coi sovrani. Collo scultore Trentacoste. Con De Maria al Florian. (molto interessanti le impressioni di quel tempo)

1897 – 22 aprile (Venezia): esposizione. Si ripete la vita artistica del 95. (si parla in particolare di letteratura e degli scritti di Jacopo Turco).

1898 – (Trento): Si profila la probabilità di rappresentare in Teatro L’Urgella di Lazzari; e Prati ha fatto i bozzetti.
– 1 aprile: Prati è rimasto qui per dare un ultimo tocco ai figurini di Urgella.
– 14 giugno: Rappresentata in Teatro “l’Urgella” (lavoro lirico di Lazzari) con un subisso di applausi. Altra opera “I Pagliacci” con Caruso, che cantò divinamente. Era venuto anche Bezzi.
– 15 giugno: Alla seconda recita di “Urgella” mancava Prati, che non potè venire per la morte del cav. Pizzini di Ala.
– Novembre e dicembre (Sopramonte): Prati fu a lungo nostro ospite.

1899 – 29 aprile (Venezia): trovammo gli amici Bezzi immersi in grande tristezza. Almeno queste sono le lotte dell’Arte, ma non della vita. Conoscemmo Ojetti e Pica. Andammo con Prati a salutare la simpatica contessa de la Tour. Il 13 maggio ritornammo a Trento coll’amico Lino che aveva bisogno di mutar soggiorno.
– In corsivo tutte le indicazioni, note e spiegazioni fatte dal conte Aldo Alberti.

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